Bruxelles, 25 Aprile 2023 – A partire dal 25 agosto la Commissione europea ha stilato una lista di 19 grandi piattaforme digitali che saranno messe sotto sorveglianza. Tra queste, Google, Apple, Facebook, Amazon, Twitter e Tik Tok. Ad annunciare la novità è stato il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, spiegando che le aziende «dovranno cambiare i loro comportamenti se vorranno continuare a operare in Europa».
L’elenco delle piattaforme digitali include anche AliExpress, Bing, Booking, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, Wikipedia, YouTube, Zalando. Le major dovranno rispettare gli obblighi di trasparenza e affidabilità previsti dal “Digital Services Act” (DSA), il regolamento Ue volto a frenare il “far west digitale”. Le società dovranno ora ottemperare, entro quattro mesi, a tutti i nuovi obblighi previsti dal DSA, che mirano a responsabilizzare e proteggere gli utenti online, compresi i minori, richiedendo ai servizi designati di valutare e mitigare i loro rischi sistemici e di fornire solidi strumenti di moderazione dei contenuti.
Consacrando il principio che “ciò che è illegale offline lo deve essere anche online”, le nuove misure aggiornano la direttiva comunitaria sull’e-commerce datata 2000, quando le Big Tech erano ancora allo stato embrionale. E le costringono a vigilare sui contenuti in modo più attivo. Vale a dire rimuovendo “prontamente” tutto ciò che è illegale o nocivo non appena ne vengono a conoscenza.
Tra le novità è previsto anche uno stop alle pubblicità mirate sui minori, alla profilazione degli utenti in base a religione, sesso o preferenze sessuali, e alle tecniche manipolative come i modelli oscuri che costringono le persone a fare clic sui contenuti. I divieti sono poi accompagnati da precisi obblighi di trasparenza e di tutela dei diritti fondamentali (pluralismo dei media compreso).
Per il rispetto delle regole la Commissione europea è già al lavoro per rinforzare il suo organico. Le multinazionali che non seguiranno i dettami rischiano multe fino al 6% del loro giro d’affari annuo globale o, di incappare nel divieto di operare sul suolo europeo. Sanzioni pesanti, in linea con quelle già licenziate dall’Ue lo scorso 24 marzo con il via libera al pacchetto gemello DMA (Digital Markets Act) per combattere pratiche di mercato sleali e distorsioni della concorrenza da parte delle Big Tech.
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