Attualità

L’obbligo vaccinale “salvato” dalla Corte Costituzionale

 

 

Roma, 2 Dicembre 2022 – Dopo una lunga camera di consiglio arriva la decisione della Corte Costituzionale chesalval’obbligo vaccinale anti Covid introdotto dal Governo Draghi nel 2021 per alcune categorie professionali e gli over 50.

La Corte ritiene inammissibili e non fondate le questioni poste da cinque uffici giudiziari. In particolare, per ragioni processuali, quella relativa alla impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiamo adempiuto all’obbligo del vaccino, di svolgere l’attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali.

Sono ritenute invece non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico nei confronti del personale sanitario. Ugualmente non fondate, infine le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso. E ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico“. È quanto rende noto l’Ufficio comunicazione e stampa della Corte Costituzionale, in attesa del deposito delle sentenze.

Tutte le sanzioni sfiorano i due milioni

Da oggi, per chi era tenuto a vaccinarsi contro il Covid e non l’ha fatto, scattano le sanzioni. Si conclude infatti il periodo di 180 giorni fissati per giustificare il mancato adempimento all’obbligo vaccinale. Si tratta di professori, operatori sanitari, forze dell’ordine e over 50 che dovranno pagare multe pari a 100 euro a testa.

L’avversione al vaccino più forte in alcune Regioni

Primo tra tutti il Friuli Venezia Giulia, seguito dalla Calabria e dall’Abruzzo. Mentre tra i territori più virtuosi ci sono Puglia, Lazio, Toscana e Molise, con percentuali delle persone che si sono vaccinate almeno con due dosi che superano il 90% nella fascia di età tra i 50 e i 59 anni.

In tutta Italia i no vax ricominciano le proteste con cartelli e tricolori al collo, anche davanti alla Consulta, inneggiando la libertà di autodeterminazione.

Ginevra Larosa

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