Vendita a domicilio, importante per l’economia italiana

 

 

Roma, 28 Aprile 2023 – I numeri chiave della vendita a domicilio mostrano che si tratta di un comparto importante dell’economia italiana, che gode di ottima salute. Si parla di circa 4 miliardi di fatturato complessivo e circa 550mila addetti. Un modello che fa del rapporto diretto tra impresa e cliente il proprio punto di forza e che sta sfruttando la rivoluzione digitale per arricchire e consolidare i canali di interazione tra le oltre 300 aziende del settore e i 29 milioni di clienti che in Italia utilizzano questa modalità di acquisto.

Se ne è parlato all’assemblea dei soci di Univendita, la maggiore sigla del comparto, aderente a Confcommercio, che ha fatto registrare nel 2022 un fatturato degli associati in crescita del 3,4% a 1,54 miliardi, mentre gli addetti sono aumentati del 3,6%, sfiorando i 150mila, con la componente femminile che raggiunge l’86,9% del totale.

Vendita a domicilio in tanti campi

Tra i campi merceologici interessati, i beni durevoli per la casa costituiscono il 45% dei ricavi, i prodotti alimentari il 26%, la cosmesi e cura del corpo il 17% e i beni di consumo domestici il 7%. Inoltre si registra una impetuosa crescita di altri beni e servizi, i viaggi a esempio, che arrivano al 4% del mercato totale.

«Il nostro comparto offre formazione continua e occasioni di carriera a chi voglia organizzarsi la professione e la vita con flessibilità, autonomia e creatività. Dunque» – afferma il presidente di Univendita, Ciro Sinatra – «rappresenta un’ottima chance di indipendenza economica in un periodo di “grandi dimissioni”, in cui soprattutto i giovani chiedono all’occupazione qualcosa in più del salario e puntano a prospettive, soddisfazioni, conciliazione tra la sfera privata e quella lavorativa».

«Il settore della vendita diretta è un tassello rilevante della nostra economia e anche Governo e Istituzioni dovrebbero sempre tenerne conto. Un provvedimento come quello da poco varato sul diritto di recesso ci complica la vita e ci penalizza ingiustificatamente, mentre altri rischi normativi si profilano all’orizzonte europeo: mi riferisco alle direttive sui lavoratori delle piattaforme e sul credito al consumo. Su questo» – conclude Sinatra – «contiamo che l’Italia sappia fare quadrato e sistema per difendere le prerogative di tante aziende che creano ricchezza e lavoro».

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