Europa

Trattato Alto Mare, trovato storico accordo Onu

 

 

New York, 5 Marzo 2023 – Dopo quasi vent’anni di negoziati, le Nazioni Unite hanno finalmente concordato uno storico Trattato oceanico per la protezione degli habitat d’Alto Mare, l’area dell’Oceano che si trova oltre le acque nazionali, il più grande habitat sulla Terra che ospita milioni di specie. Attualmente poco più dell’1% delle acque d’Alto Mare è protetto ma il nuovo Trattato fornirà un percorso per istituire Aree Marine Protette (AMP) in queste acque.

In linea per il quadro globale per la biodiversità

Il Trattato è uno strumento chiave per raggiungere l’obiettivo dell’accordo di KunmingMontreal (il quadro globale per la biodiversità per questo decennio raggiunto alla COP15 dello scorso dicembre) di arrivare ad almeno il 30% di protezione degli Oceani del Mondo entro il 2030, il livello minimo di protezione necessario per garantire un Oceano sano, avvertono gli scienziati. L’Alto Mare rappresenta i 2/3 circa degli Oceani ed è l’area di acque internazionali al di là della Zona Economica Esclusiva degli stati rivieraschi, 200 miglia nautiche (370 km) dalla costa. Sono aree dove gli Stati hanno diritto di svolgere attività, come pesca, navigazione o ricerca, ma sono anche cruciali per la biodiversità e la tutela del clima. L’accordo raggiunto mantiene vivo l’obiettivo 30×30 – proteggere il 30% degli Oceani del Mondo entro il 2030 – e fornisce un percorso per la creazione di aree completamente o altamente protette negli Oceani del mondo.

I prossimi passaggi

Il testo passerà ora alla revisione tecnica e alla traduzione, prima di essere adottato ufficialmente in un’altra sessione. La High Ambition Coalition – che comprende Unione europea, Stati Uniti e Regno Unitoe la Cina sono stati attori chiave nella mediazione che ha portato all’accordo. «Ci sono ancora difetti nel testo e i Governi devono garantire che il Trattato sia messo in pratica in modo efficace ed equo affinché possa essere considerato un Trattato veramente ambizioso» ma il Trattato «è una vittoria monumentale per la protezione degli Oceani e un segnale importante che il multilateralismo funziona ancora in un Mondo sempre più diviso», segnala Greenpeace.

Giovanni De Negri

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