Roma, 05 Gennaio – «ReiThera è controllata da una società svizzera, Keires, perché la società è stata creata diversi anni fa dal fondatore, che è il professor Riccardo Cortese, che viveva in Svizzera. Ma in realtà ReiThera è una società italiana che lavora sul territorio italiano. Paga le tasse in Italia. E questo vaccino è stato sviluppato dai ricercatori che lavorano in Italia».
Lo ha affermato Antonella Folgori, presidente di ReiThera, in occasione della presentazione dei dati di fase 1 della sperimentazione del vaccino anti-Covid di ReiThera GRAd-CoV2. Il brevetto di questo vaccino «è di Reithera e abbiamo messo a disposizione tutte le nostre risorse e capacità per sviluppare un vaccino in primo luogo per l’Italia. E poi per dove servirà. I soci di questa società sono tutti italiani e due sono i figli del professor Cortese e due sono manager della società».
La Folgori ha concluso il suo intervento, rispondendo a una precisa domanda di una giornalista nel corso della conferenza stampa per la presentazione dei dati all’Istituto Spallanzani, precisando che «ReiThera è una società italiana che lavora e paga le tasse in Italia. I ricercatori che hanno messo a punto il vaccino sono italiani. I soci di questa società sono tutti italiani».
I dati sul vaccino anti-Covid italiano ReiThera, relativi alla fase 1 di sperimentazione, saranno a breve sottoposti per pubblicazione su una rivista scientifica, come da prassi. Dalla sperimentazione, spiega l’Istituto Spallanzani in una nota, «è emersa un’attivazione armonica dell’immunità umorale (anticorpi) e dell’immunità cellulare (linfociti T).
Dopo 28 giorni dalla vaccinazione oltre il 94% dei soggetti nella fascia d’età 18-55 anni vaccinati con una sola dose ha prodotto anticorpi. E oltre il 90% – il 92,5% – ha sviluppato anticorpi con potere neutralizzante nei confronti del virus». La risposta cellulare, ovvero la produzione di linfociti T indotta dal vaccino specifica contro la proteina spike del coronavirus, «è risultata estremamente robusta in tutti i soggetti valutabili nella fascia d’età 18-55 anni. E potenzialmente più elevata di quella dei pazienti con infezione naturale da SARS-CoV-2».
Inoltre, «la risposta osservata nei soggetti anziani non differisce da quella dei soggetti più giovani». Le reazioni avverse del vaccino sono state «limitate per intensità e durata. E nessun volontario ha manifestato eventi collaterali di gravità tale da compromettere le attività quotidiane». Quanto ai tempi, «non è irrealistico immaginare che il percorso potrebbe concludersi con l’approvazione da parte dell‘Agenzia europea del farmaco (Ema, dall’acronimo inglese European Medicines Agency) entro la prossima estate».
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