Mattarella: «Scambio apre le menti e rimuove i pregiudizi»

 

 

Parigi, 21 Aprile 2023 – «Lo scambio apre le menti, tanto più per una cultura solida e ammirata come quella italiana e consente di rimuovere pregiudizi e nozioni artefatte che ostacolano la conoscenza, ricacciandoci in recinti neo-tribali. Il progresso del mondo è avvenuto anche se, non soprattutto, grazie agli scambi con le culture altre”». Queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervistato dal Corriere della Sera mentre si trova nella Capitale francese in occasione del Festival du Livre, dove l’Italia riveste il ruolo di invitata d’onore.

Il ruolo di Dante e l’entità europea

Per il capo di Stato, la lettura gioca un ruolo fondamentale nell’aprire le menti, e cita oltre al “Milione” di Marco Polo, il Purgatorio di Dante Alighieri dove il trecentista «lancia un messaggio forse utile anche nella babele comunicativa del nostro tempo, e che vorrei consegnare ai più giovani». Mattarella sottolinea come l’identità europea sia individuabile in ogni Città, borgo, edifici di culto, tutti elementi che indicano la pluralità delle culture che si sono succedute negli insediamenti territoriali e che hanno creato l’Europa.

Italia perno della geografia culturale

Nel corso dell’intervista Mattarella individua nel Belpaese il cuore pulsante della geografia culturale, specificando che ne sono sintomi e motivo di orgoglio, la partecipazione in veste di invitato speciale al Festival Du Livre di Parigi e, nel 2024, la partecipazione a la Buchmesse di Francoforte. “L’industria culturale italiana è una forza trainante del nostro modello produttivo che permette di mettere in valore le creazioni dell’ingegno».

«All’estero» sottolinea, «il modello Italia gode di una altissima reputazione, attrae per il suo forte senso di comunità, vocazione alla pace. L’italianità appare come un valore e non va dissipato».

No alla cancel culture

Nel corso dell’intervista trova anche spazio il conflitto tra Russia e Ucraina, e la cancel culture nei confronti della letteratura e dell’arte russa: un gesto, per il presidente, sbagliato e che vuole rifarsi su secoli di storia passata e che fanno parte della nostra cultura europea. «Gli intellettuali più avvertiti non hanno mancato di stigmatizzare questa visione. A uccidere la cultura è l’omologazione, il conformismo».

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