Roma, 28 Maggio 2021 – Misure per le semplificazioni e governance del Recovery Plan sul tavolo del Consiglio dei ministri di oggi. Se non si riuscirà a trovare una mediazione l’Italia rischia di perdere la prima tranche di 27 miliardi che dovrebbe arrivare a luglio da Bruxelles. Mario Draghi si troverà a dover gestire una impegnativa mediazione per allargare le maglie dei subappalti, cercando il più possibile di tutelare i lavoratori e la legalità.
Prevista una manifestazione di Cgil, Cisl e Uil sui licenziamenti. Per ovviare alla realizzazione della protesta i ministri Andrea Orlando e Roberto Speranza chiedono e ottengono un tavolo con i sindacati. La richiesta principale è la proroga del blocco dei licenziamenti. Ma il premier Draghi non sembra voler concedere aperture. Quindi, si trova davanti al muro alzato dal Pd e Leu sul tema degli appalti.
La ratifica di tutti gli Stati membri dell’Ue ha dato il via libera finale alla raccolta di fondi europei per i piani di rilancio nazionali. Il Consiglio dei ministri dovrà portare a termine un maxi provvedimento di oltre 60 articoli entro la serata. Draghi spiega anche questo ai rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, e ai ministri riuniti nella Cabina di regia. «I fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) vanno spesi necessariamente entro il 2026. Per essere sicuri che questo avvenga in Italia c’è molto da cambiare».
Il punto che mette d’accordo tutti è lo stop alle gare con massimo ribasso, che comparivano nelle prime bozze del decreto semplificazioni. Novità assoluta è l‘introduzione dell’appalto integrato. E l’intenzione di ridurre di molto le stazioni appaltanti migliorando la qualità del processo di investimento. Sul tema dei subappalti, invece, Draghi indica l’esigenza di conciliare la normativa europea che li ha di fatto liberalizzati (nella prima bozza del decreto non comparivano soglie) e con la massima tutela del lavoro e della legalità. Ai sindacati che gli sollevano il problema delle condizioni di lavoro spesso sfavorevoli dei dipendenti delle ditte subappaltanti, il premier risponde che «questa è una premura innanzitutto del Governo».
L’idea di partenza è prorogare almeno fino al 2023 la soglia, prevista dal decreto semplificazioni del Governo Conte, del 40% per i subappalti. Il tentativo, al taglio tecnico, è alzare quella soglia (si ipotizza al 60%) o addirittura superarla. Accompagnando la misura con tutele per i lavoratori o modulando l’intervento con il rinvio di una parte della riforma alla delega sugli appalti prevista in un secondo momento.
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