Crisi Ucraina, da Unione europea sanzioni più dure del previsto

 

 

Bruxelles, 22 Febbraio 2022 – A meno di 24 ore dal riconoscimento del Donbass da parte di Putin sono arrivate le sanzioni Ue, con l’accordo di tutti gli Stati. L’Unione europea ha reagito in modo forte, veloce e soprattutto unito. E questo al di là delle premesse che paventavano misure molto più morbide e circoscritte. E dei dubbi di molti sull’effettiva unione di intenti di tutti i Paesi.

Chi colpiscono le sanzioni

Le misure andranno a colpire i decisori responsabili di minacciare le entità ucraine. In primo luogo i 351 membri della Duma di Stato russa «che hanno votato questa violazione del diritto internazionale». E 27 tra entità e individui, come ha annunciato l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell. Al termine del Consiglio Affari esteri informale straordinario a Parigi. Nella lista ci saranno anche «quelli nel settore della difesa, che hanno avuto un ruolo nell’invasione. Quelli che hanno condotto la guerra dell’informazione contro l’Ucraina». E soprattutto le banche «che stanno finanziando i decisori russi e altre operazioni in quei territori».

Europa finalmente unita

Sono misure «che faranno molto male» alla Russia, ha dichiarato Borrell. Che si riserva di tenere altre “munizioni” nel cassetto in caso di aggravamento della crisi. La decisione è stata presa all’unanimità, come richiesto in questi casi, e l’Europa si è mostrata insolitamente unita di fronte all’aggressione russa. Non solo: rispetto alle informazioni diffuse in un primo momento, che parlavano di sanzioni mirate a soggetti ed entità sulla falsa riga di quelle adottate nel 2014 dopo l’annessione russa della Crimea, alla fine si è arrivati a misure molto più ampie che colpiscono le banche russe e vietano l’accesso dei capitali russi al mercato finanziario Ue.

In gioco il futuro del Vecchio Continente

Forse perché i 27 Stati membri hanno capito che questa volta potrebbe essere in gioco l’assetto della sicurezza del Continente per i prossimi decenni e che se si cede ora Putin avrà gioco facile nel riprendersi la sfera di influenza ex sovietica. O forse perché nel coordinamento con gli altri Paesi occidentali, con gli Usa, il Regno Unito e il Canada, è emersa la necessità di dare una risposta forte fin da subito alle mire espansionistiche e alle violazioni degli accordi e del diritto internazionale da parte del Cremlino.

Le parole della presidente von der Leyen

Un “solido pacchetto” che contiene una serie di “misure calibrate”, lo ha definito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un punto stampa. «La Russia ha prodotto questa crisi ed è responsabile dell’attuale escalation. Ora completeremo rapidamente il pacchetto di sanzioni. E ci coordineremo strettamente con i nostri partner, come abbiamo fatto finora», ha rimarcato la presidente. Nella dichiarazione, letta in inglese, tedesco e francese, la numero uno dell’esecutivo Ue ha espresso il suo apprezzamento per la decisione del Governo tedesco di bloccare l’attuazione del gasdotto Nord Stream 2, forse il provvedimento più eclatante annunciato in giornata e che potrebbe aver colto di sorpresa anche lo stesso presidente russo.

La decisione che fa male a Putin

«Su Nord Stream 2, penso che il Governo tedesco abbia assolutamente ragione. Il Nord Stream 2 deve essere valutato alla luce della sicurezza dell’approvvigionamento energetico per l’intera Europa. Perché questa crisi dimostra che l’Europa è ancora troppo dipendente dal gas russo». C’è la necessità di «diversificare i nostri fornitori e investire massicciamente nelle energie rinnovabili». Le sanzioni, che hanno poi ricevuto il via libera anche dagli ambasciatori Ue, saranno in vigore già da domani, dopo essere state pubblicate nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.

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