Roma e gli immigrati: il giubileo che non arriva mai

 

Roma, 19 Giugno 2025 – Per la particolare categoria di “pellegrini” rappresentata dai migranti, Roma e il Lazio sembrano smentire decisamente la secolare tradizione di ospitalità che, attorno alla Capitale, si è sempre manifestata durante i giubilei. L’accoglienza di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale nelle strutture preposte, infatti, è ancora oggi in gran parte caratterizzata da un esasperato ammassamento in luoghi affollati, solitamente privi di percorsi mirati all’integrazione, gestiti spesso da società for profit che se li sono visti aggiudicare con affidamenti diretti.

Al contempo, le politiche nazionali per l’ingresso di nuovi lavoratori dall’estero continuano a riproporre l’irrealistico sistema delle chiamate nominativeal buio” da far rientrare nelle quote annuali, che a Roma mostra tutto il suo fallimento, amplificato dalla complessità burocratica della Capitale e dalle filiere di sfruttamento sistemico della manodopera immigrata, ingrossando la sacca del lavoro nero, non tutelato e sottopagato.

È quanto emerge da alcuni degli approfondimenti del 20° rapporto Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con l’Istituto di studi politici S. Pio V, che sarà presentato il 25 giugno nella sala della Protomoteca in Campidoglio.

Un sistema irragionevole

La rete italiana dei centri per migranti forzati è oggi essenzialmente articolata su due canali:

  • il Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), che ospita circa 40 mila titolari di protezione internazionale in piccole strutture (spesso appartamenti) coordinate dai comuni, con un accompagnamento individuale per l’apprendimento della lingua, l’accesso ai servizi sociosanitari, l’autonomia;
  • i Centri di accoglienza straordinaria (Cas), strutture spesso più grandi dove vivono relegati altri ben 100 mila richiedenti asilo in attesa di risposta, quasi sempre lontane dai centri abitati e senza alcun servizio aggiuntivo oltre vitto e alloggio. Mentre a livello nazionale il numero di Cas e di presenze hanno conosciuto un lieve calo nel 2024, a Roma e nel Lazio, dove già nel 2023 c’era stato un aumento di ben 3.000 posti, si è registrata un’ulteriore crescita di oltre l’8%, arrivando a quasi 10 mila posti e a 10.500 presenze giornaliere di media. La regione così concentra nei Cas ben l’82% di tutti i migranti in accoglienza, contro il già grave 77% della media italiana.

“A chiudere il cerchio di un sistema irrazionale” – scrive Idos – “privo di programmazione e ordinariamente in emergenza è l’ampio ricorso agli affidamenti diretti, che nel 2023 hanno riguardato più del 66% dei contratti per la gestione dei Cas regionali e oltre l’81% nella prefettura di Roma”.

Ma anche il sistema dei Decreti flussi continua a mostrare la sua cronica disfunzionalità: stando al monitoraggio della campagna “Ero straniero”, a fronte di quasi 32.300 domande presentate nei 3 click day di dicembre 2023, i nulla osta rilasciati sono 1.568 (il 4,9% delle domande) e alla fine solo 40 si sono tramutati in permessi di soggiorno (ovvero il 2,6% dei nulla osta).

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