Plato, il telescopio spaziale per la ricerca di esopianeti

 

Milano, 13 Maggio 2025 – È quasi ultimato il telescopio spaziale di ultima generazione Plato (Planetary Transit and Oscillations of Stars) sviluppato dall’Agenzia spaziale europea (Esa) che tramite un razzo, Ariane 6, sarà lanciato nello spazio entro il 2026 dal centro di Kourou, in Guyana Francese, per cercare nuovi esopianeti e aiutare gli scienziati a meglio comprendere la natura e le origini delle stelle e dei Pianeti lontani dal nostro sistema solare e potenzialmente scoprirne uno abitabile simile.

Come funziona

Dedicato al filosofo greco Platone, che per primo teorizzava un Mondo nell’iperuranio simile al nostro, è dotato di 26 telescopi ottici indipendenti (ultimata l’installazione di 24 presso lo stabilimento della OHB System AG a Ottobrunn, in Germania), 2 velociFCAM (dotate di filtri che misurano due bande del visibile: blu e rosso) e 24normaliNCAM che insieme permettono di monitorare in maniera simultanea una vasta porzione di cielo corrispondente a circa 2250 metri quadrati per puntamento, cosa che aumenta esponenzialmente le possibilità di scovare oggetti in transito nello spazio, fornendo immagini molto dettagliate grazie agli 81.4 megapixel di cui dispongono tutti e 26 i telescopi ottici.

Il progetto relativo alle ottiche, inoltre, vede impegnato un team internazionale proveniente da Italia, Svezia e Svizzera e coordinato da Roberto Ragazzoni all’Osservatorio astronomico di Padova,  finanziato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), dalla Swiss Space Office e dall’Agenzia spaziale svedese. Il progetto delle 26 fotocamere è opera dell’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) e la realizzazione è di Leonardo. Con la sua tonnellata di peso, è il più grande mai realizzato per questo genere di missioni.

Rilevazioni

La strategia osservativa di Plato prevede il monitoraggio continuo di due vaste regioni del cielo per periodi di circa due anni ciascuna. La prima osservata sarà nell’emisfero celeste australe, mentre, la seconda nell’emisfero boreale, verrà definita in seguito. Questa osservazione prolungata e ininterrotta è cruciale per rilevare transiti di Pianeti con periodi orbitali più lunghi, inclusi quelli che potrebbero trovarsi nella zona abitabile di stelle simili al Sole. La comparazione dei dati raccolti inoltre, permetterà agli scienziati di distinguere in maniera ottimale segnali effettivi dai falsi positivi, minimizzando errori possibili.

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