Tripoli paralizzata, voli dirottati e timori dopo morte Ghnewa

 

 

Roma, 12 Maggio 2025 – Tripoli è piombata nel caos nella notte, con scontri a fuoco in più quartieri e una popolazione confinata nelle proprie abitazioni. In diversi video circolati online si sentono raffiche di armi automatiche, soprattutto nelle zone di Abu Salim, al-Sarraj, Ghout Shaal e Ain Zara. In parallelo, i voli civili diretti all’aeroporto di Mitiga sono stati dirottati a Misurata, segno della gravità della situazione. L’ondata di violenza fa seguito alle voci sempre più insistenti, poi confermate, sulla morte di Abdelghani al Kikli, detto “Ghnewa”, potente capo dell’Apparato di supporto alla stabilizzazione (Ssa, dall’acronimo inglese Support and Stability Apparatus). Il suo entourage sostiene che sarebbe caduto in un’imboscata mascherata da incontro di negoziazione. L’atmosfera in Città è di grande allerta e incertezza.

Dicasteri impegnati per la sicurezza

Il ministero della Salute ha invitato tutti gli ospedali ad alzare al massimo il livello di allerta e di preparazione per far fronte alla situazione di sicurezza nella Capitale libica, dove continuano violenti scontri in ampie zone, in particolare nei quartieri di Abu Salim, sulla strada dell’aeroporto, Salah al-Din e Hay al-Andalus, nel centro Città. Da parte sua, anche il ministero dell’Istruzione ha annunciato la sospensione delle lezioni per tutta la giornata di domani, martedì, nell’area della Grande Tripoli, a causa del deterioramento della situazione della sicurezza. Mentre a quanto riportano i media libici, il ministero dell’Interno ha esortato tutti i cittadini a rimanere nelle proprie case per la loro incolumità.

La sensazione diffusa è che Tripoli stia entrando in una nuova fase, con l’emergere di un apparato di potere più centralizzato sotto la guida del premier Dabaiba e delle milizie a lui fedeli. Ma le prossime ore saranno determinanti per capire se si tratterà di un assestamento rapido o dell’inizio di una nuova spirale di instabilità.

Chi era Ghnewa

L’uomo – ricorda la pagina X Refugees in Lybia – “era uno dei comandanti di milizia più temuti nella Libia occidentale ed è stato a lungo accusato da gruppi locali e internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International, di gravi abusi, tra cui torture, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali”. Il suo gruppo armato – è spiegato ancora – “operava con una quasi totale impunità, sotto la copertura della legittimità statale garantita dal Governo di Unità Nazionale”. Inoltre Al Kikli “lo hanno avvistato poche settimane fa in Italia, scatenando indignazione dopo le rivelazioni sul suo ingresso in Europa con un visto Schengen rilasciato da Malta, nonostante fosse implicato in crimini che potrebbero essere considerati crimini contro l’umanità”.

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