La caccia cosmica al Pianeta Nove

 

 

Roma, 9 Maggio 2025 – Tra i tanti misteri che gli scienziati cercano di svelare ce n’è uno relativamente recente che riguarda il Pianeta Nove. Questo, teorizzato per la prima volta nel 2016,  si troverebbe nel vasto e gelido confine esterno del nostro sistema solare, oltre l’orbita di Nettuno.

La teoria

A teorizzare la sua esistenza gli scienziati Konstantin Batygin e Michael Brown dell’Istituto di Tecnologia della California (Caltech) che, grazie all’utilizzo di tecnologie moderne, avevano notato la presenza di piccoli corpi celesti che vagano nello Spazio raggruppati e orientanti tutti intorno allo stesso piano orbitale della fascia di Kuiper, ricca di ghiaccio come Plutone. Questa singolare configurazione ha spinto il duo a suggerire l’esistenza del Pianeta Nove ancora non scoperto che con la sua gravità influenza questi oggetti cosmici.

Oggi, grazie alle tecnologie all’avanguardia come il Subaru Telescope delle Hawaii e all’analisi dei dati infrarossi raccolti negli anni dai telescopi spaziali Iras e Akari, un team internazionale di astronomi guidati da Terry Long Phan dell’Università Nazionale Tsing Hua di Taiwan potrebbe essersi avvicinato alla scoperta del candidato perfetto.

Ancora dubbi

Nonostante tutto però ancora non esistono prove tangibili della sua esistenza. Secondo le ipotesi potrebbe essere un gigante ghiacciato con una massa superiore quella della Terra compresa tra le cinque e le dieci volte. A complicare la ricerca del Pianeta Nove, la distanza: la presunta orbita, infatti, lo collocherebbe a distanze siderali molto più lontane rispetto a ogni altro Pianeta noto. Gli esperti ritengono possa trovarsi a  700 UA, a oltre 105 miliardi di chilometri dal sole (Nettuno, il Pianeta più lontano, si trova a 4,5 miliardi di chilometri dal Sole). Secondo il primo autore dello studio recente, Terry Long Phan, una possibile spiegazione è che il Pianeta si sia formato più vicino al Sole, probabilmente nella stessa zona dove sono nati Giove, Saturno, Urano e Nettuno, per poi essere spinto verso l’esterno nei primi giorni del Sistema Solare a causa di interazioni gravitazionali.

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