Roma, 6 Maggio 2025 – «La popolazione della Striscia di Gaza sarà trasferita a sud per proteggerla dagli attacchi contro Hamas». Con queste parole il primo ministro israeliano Benjamyn Netanyahu ha annunciato in un videomessaggio diffuso recentemente su X che Israele è pronta una nuova “massiccia” offensiva su Gaza (approvata all’unanimità in una riunione del gabinetto di sicurezza) come suggerito da Eyal Zamir, capo dello Stato maggiore, che potrebbe agevolare il ritorno degli ostaggi sottolineando che «non cederemo alcun territorio conquistato dall’esercito».
Nel video inoltre pone l’accento sul fatto che al momento non è prevista l’istituzione di alcune commissione statale d’inchiesta sul 7 ottobre poiché questa «deve essere fatta a guerra finita, Siamo alla vigilia di un’invasione massiccia di Gaza, secondo le raccomandazioni dello Stato maggiore. Poi la esamineremo e sarà necessario un esame politico, a partire dal primo ministro e dallo staff».
Secondo alcune fonti riportate da Ynet il piano approvato prevederebbe inoltre la negazione ad Hamas della possibilità di distribuire rifornimenti umanitari e attacchi violenti contro i miliziani palestinesi. Parallelamente avrebbe approvato un piano per l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza e la loro distribuzione tramite aziende private: cosa contro cui si è espresso il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir.
Proteste fuori la Knesset
Mentre il conflitto in Medio Oriente prosegue, solo ieri in seguito a un raid su Gaza sono morte 51 persone come denunciato dal ministero della Salute palestinese, Channel 13 afferma che nei giorni scorsi lo stesso Zamir avrebbe avvisato i ministri israeliani che “un’operazione su vasta scala potrebbe non necessariamente riportare gli ostaggi a casa in caso di operazioni militari intense nella Striscia di Gaza”. Centinaia di persone si sono radunate di fronte il Parlamento israeliano (la Knesset) in segno di protesta contro Benjamin Netanyahu e il suo Governo chiedendo un accordo per la fine delle ostilità e la liberazione degli ostaggi.
Intanto l’Unione europea si dice “preoccupata per l’escalation che si sta verificando e che non porterà a niente se non altra distruzione e sofferenza per la popolazione palestinese” come affermato ai media da un portavoce della Commissione europea durante un briefing quotidiano a Bruxelles. Timore condiviso anche dal segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres che evidenzia come «l’unica soluzione sono i negoziati di pace per porre fine al conflitto».