Roma, 30 Aprile 2025 – In un periodo storico dove le più grandi aziende mondiali si sfidano in una conquista dello Spazio sempre più accesa (solo ieri Amazon ha lanciato in orbita 27 satelliti), il dibattito sui detriti spaziali torna ad alimentare la comunità scientifica in particolar modo con il rientro incontrollato della sonda Kosmos 482 previsto in una finestra compresa tra il 7 e il 13 maggio e che secondo alcune stime potrebbe cadere in una fascia terrestre che include Città come Tokyo, Buenos Aires e Londra in un’area compresa tra le latitudini di 52° nord e 52° sud.
Kosmos 482
In orbita da 52 anni (lanciata il 31 marzo del 1972) la sonda Kosmos 842 non raggiunse mai Venere, oggetto della missione, fallita poco dopo il lancio a causa di un guasto al motore del razzo vettore che la lasciò bloccata nell’orbita terrestre bassa trasformandola di fatto in un detrito spaziale nel corso dei decenni, condannata a un inesorabile e molto lento rientro nell’atmosfera terrestre. La sua altitudine è diminuita gradualmente a causa della resistenza atmosferica, un processo lento ma inevitabile per gli oggetti in orbita bassa.
Andò meglio per la sonda gemella Venera 8 che invece raggiunse l’obiettivo.
Un rientro incontrollato
Per le sue caratteristiche di produzione, essendo molto resistente alle alte temperature, alla pressione e all’accelerazione, il suo rientro, come ipotizzato da Marco Langbroek, docente di Space Situational Awareness all’Università tecnica di Delft, nei Paesi Bassi, ed esperto di satelliti, potrebbe non disintegrarsi completamente, raggiungendo così la superficie terrestre.
Nonostante non rappresenti un rischio particolarmente grave per la popolazione, avendo una massa inferiore ai 500 kg e un diametro di un metro, Langbroek ha evidenziato che in termini di rischi è equivalente all’impatto di un meteorite con velocità di impatto di 65-70 metri al secondo, pari a circa 242 chilometri orari. «Data la sua natura non si possono avere indicazioni certe su dove avverrà ma stando ai modelli, Kosmos 482 potrebbe arrivare sulla Terra entro il 10 maggio con un margine di errore di tre giorni», spiega il docente.