Povertà in Italia, Eurostat: cresce il rischio per lavoratori e anziani

Milano, 28 Aprile 2025 – “Il rischio di povertà in Italia rimane stabile al 18,9% ma aumenta per gli anziani e i lavoratori, mentre diminuisce per i giovani”. É quanto emerso dal report diffuso da Eurostat in merito alla situazione economica e sociale italiana, evidenziando che sono circa 5 milioni di persone quelle in difficoltà che faticano ad affrontare le spese minime essenziali soprattutto tra anziani over 65 e lavoratori anche a tempo pieno.

Nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dell’8,7% del 2023. A preoccupare maggiormente il quadro rimasto stabile al 2024 (18,9%) che pone l’accento sul fatto che avere un impiego a tempo pieno non è più considerabile una garanzia sufficiente per sfuggire al rischio di povertà. Questione a cui si aggiunge che la percentuale di persone con un reddito inferiore al 60% rispetto a quello mediano, è salita del 9% proprio tra i lavoratori, in particolare quelli indipendenti, mentre tra i dipendenti sale all’8,4%.

Il report

Far fronte a spese improvvise; riscaldare casa; fare almeno una settimana di vacanza; un pasto di proteine ogni due giorni; connessione internet e avere almeno due paia di scarpe. Sono questi i cinque indicatori su 13 che, secondo quanto emerso da Eurostat, 5 milioni di italiani non possono permettersi a causa del reddito. Contestualmente però si nota una inversione di tendenza del rischio povertà per fasce di età. Infatti, mentre cala al 23,2% per i minori, aumenta in maniera significativa per gli over 65 passando dal 16,9% al 17,6 con un aumento in termini reali di circa 129mila anziani in difficoltà economiche.

Parlando dei giovani tra i 18 e i 29 anni che lavorano, la percentuale di rischio è dell’11,8%, mentre per i lavoratori tra i 55 e i 64 anni è del 9,3%. Il resoconto Eurostat evidenzia come il livello di istruzione rappresenti un tassello importante: se da una parte aumenta tra chi ha fatto la scuola dell’obbligo (18,2%) crolla drasticamente per i laureati, tra i quali solo il 4,5% risulta con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale.

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