Europa orientale, alla JCU presentazione di due saggi

 

Roma, 9 Aprile 2025 – Alle ore 18, presso l’aula magna della John Cabot University (JCU), in via della Lungara 233, si terrà la presentazione di due saggi “Storia della Bielorussia” di Massimo Vassallo e “Il secolo breve slovacco” di Pavel Kosatik. All’evento, organizzato dal Guarini Institute di Public Affairs, interverranno oltre agli autori, il prof. Federigo Argentieri, direttore del Guarini Institute, Francesco Caccamo dell’Università G. D’Annunzio, Marco Clementi dell’Università della Calabria, Donatella Sasso, storica e scrittrice.

“Storia della Bielorussia” di Massimo Vassallo

Il libro squarcia il velo che ha tenuto a lungo celati i processi della formazione della nazionalità bielorussa, alquanto titubanti e dapprima malfermi e, più tardi ancora, quelli che hanno portato alla nascita di una statualità bielorussa pienamente indipendente, sorta sulle ceneri della defunta Unione Sovietica, di cui fu uno dei soggetti fondatori. Vassallo propone al lettore italiano la prima opera storiografica interamente incentrata sulla storia di questo Paese, attraverso una lectio difficilior, complessa quanto ricca di indubitabili pregi: su tutti, il fatto che la ricerca in oggetto, ricchissima di dati, potrà auspicabilmente divenire il punto di riferimento per future, ulteriori ricerche su questo tema.

Tra l’altro, di queste terre caratterizzate dai confini mobili, e segnate da una forte impronta plurietnica, l’Autore enumera i toponimi per ciascuna delle lingue dell’area, a sottolineare quanto sia stratificata e ramificata la storia di questi luoghi, e delle genti che li popolano. L’opera accompagna per mano il lettore dall’epoca preistorica sino ai nostri giorni, e offre alcuni approfondimenti di diversa natura, anche linguistica.

“Il secolo breve slovacco” di Pavel Kosatík

Pavel Kosatík descrive il percorso che nel corso del Novecento ha portato all’indipendenza slovacca. All’inizio del secolo la Slovacchia era ancora nota come Alta Ungheria e gli slovacchi erano un piccolo popolo esposto al pericolo della magiarizzazione. La formazione della Cecoslovacchia sulle ceneri dell’impero asburgico a fine 1918 schiuse loro considerevoli opportunità sociali, economiche e culturali, ma fece anche emergere una nuova incognita: il rapporto con i cechi, più numerosi e dalla maggiore consapevolezza nazionale. Nonostante ciò, nel corso del “secolo breve” gli slovacchi hanno recuperato terreno. Passaggi significativi sono stati la controversa esperienza indipendentista durante la seconda guerra mondiale, il confronto per ottenere un assetto rispettoso delle loro specificità nella Cecoslovacchia socialista, la riforma federale sessantottesca, la crescita economica e demografica all’epoca della normalizzazione, la “rivoluzione gentile” del 1989.

Questo processo è stato coronato dal “divorzio di velluto” con i cechi e dal conseguimento della piena indipendenza a inizio 1993: un risultato che, pur risentendo delle confuse dinamiche del post-comunismo, ha evitato i sanguinosi contrasti che hanno segnato le disgregazioni di Urss e Jugoslavia e ha permesso agli slovacchi di intraprendere la strada dell’integrazione europea.

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