Bruxelles, 15 Marzo 2025 – Kaja Kallas, alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha proposto un piano per mobilitare fino a 40 miliardi di euro il sostegno militare all’Ucraina che, se realizzato, rappresenterebbe un raddoppio dell’assistenza alla difesa fornita dall’Unione europea lo scorso anno. L’iniziativa, presentata per la prima volta tre settimane fa, ha ricevuto il via libera allo scorso vertice Ue e ora planerà sul tavolo del Consiglio affari interni il prossimo lunedì.
Varie opzioni
Il piano, soprannominato “iniziativa Kallas” a Bruxelles, mira a soddisfare le esigenze prioritarie dell’Ucraina per combattere la guerra di aggressione russa, con particolare attenzione a munizioni per artiglieria, sistemi di difesa aerea, missili, droni e jet da combattimento. Saranno prese in considerazione anche l’addestramento e l’equipaggiamento delle brigate ucraine, per garantire la partecipazione degli Stati membri neutrali. Le donazioni possono essere effettuate attraverso consegne dirette di hardware o contributi finanziari, idealmente progettati per favorire gli acquisti da parte dell’industria della difesa ucraina, che si è espansa a ritmo sostenuto negli ultimi tre anni.
Sono ipotizzati un minimo di 20 miliardi di euro per poi salire sino a “40 miliardi”, in base “alle esigenze di Kiev”, nonché l’obiettivo di fornire “2 milioni di munizioni d’artiglieria” nell’arco del 2025. La formulazione del piano parla di Paesi “partecipanti”, il che implica uno spostamento verso una “coalizione di volenterosi” che potrebbe – o meno – corrispondere ai 27 Stati membri. “I Paesi” – si legge – “possono anche scegliere di fornire un contributo finanziario a un altro Stato partecipante per la fornitura di ulteriori attrezzature militari“.
La bozza include l’ipotesi di una ripartizione dei contributi tra i partecipanti – il piano è aperto anche ai Paesi non Ue – “in linea con il peso economico (ad esempio il Reddito nazionale lordo)”, in linea con i criteri contenuti per la formazione dello European Peace Fund (EPF). Sul punto, però, si sta delineando un tira e molla tra il blocco nord-est più la Germania, favorevole, e quello meridionale. Tra i Paesi più tiepidi, infatti, vi sarebbero la Francia, l’Italia, la Spagna e il Portogallo.
Sui tempi, però, al momento è difficile sbilanciarsi. “I partecipanti” – recita la bozza – “si informeranno reciprocamente e aggiorneranno la Commissione entro il 30 aprile 2025 in merito alle modalità con cui intendono versare il rispettivo contributo”.