Bruxelles, 31 Gennaio 2025 – La Banca centrale europea (Bce) ha stabilito di mettere in atto un’ulteriore riduzione dei tassi di interesse (la quinta consecutiva) di circa 25 punti. Questo significa che quello sui depositi è sceso dal 3% al 2,75%, mentre il tasso sui rifinanziamenti principali è passato dal 3,25% al 2,90% e quello sui prestiti marginali dal 3,50% al 3,15%.
Tale riduzione è vista da molti analisti come una contromisura attuata dall’istituzione bancaria per sostenere l’economia dell’Eurozona e proseguire verso l’obiettivo del 2% entro l’anno come riportato nella stessa nota diffusa dalla Bce in cui si legge che “L’Eurozona si trova ad affrontare situazioni avverse, e in generale le condizioni di finanziamento rimangono piuttosto rigide anche per via dei restrittivi della politica monetaria, mentre i passati rialzi dei tassi di interesse si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere”.
Inoltre la Banca centrale europea evidenzia che “l’inflazione interna resta elevata, in particolar modo a causa dell’adeguamento di salari e prezzi all’incremento passato con ritardo considerevole, mentre l’inflazione continua a evolversi in linea con le proiezioni che la vedono riassestarsi verso l’obiettivo del 2% nel corso dell’anno”.
Lagarde invita alla prudenza
Mentre i principali strumenti finanziari come gli indici Overnight Index Swap avanzano l’ipotesi di futuri tagli verso marzo e aprile, la presidente della Bce, Christine Lagarde, invita alla prudenza sottolineando che le decisioni future saranno basate sui dati economici e che è ancora troppo presto per prevedere dove i tassi d’interesse si stabilizzeranno definitivamente. «Al momento» sottolinea, «l’economia sta vivendo una stagnazione nel quarto trimestre e nel breve termine rimarrà debole, mentre la fiducia dei consumatori si deteriora e la spesa delle famiglie non sale, ma nonostante tutto le condizioni per una ripresa restano».
Plaude al taglio dei tassi il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, che comunque ritiene che i costi per il credito delle imprese rimangono elevati e che quello del denaro insieme alle rigide regolamentazioni bancarie compromettono l’espansione sui mercati internazionali.