Hezbollah, Netanyahu: «Sicurezza nord Israele obiettivo principale»

 

Roma, 17 Settembre 2024 – Gli obiettivi del conflitto tra Israele e Hamas si aggiornano e si ampliano includendo “il ritorno dei residenti fuggiti verso luoghi sicuri a causa degli attacchi degli Hezbollah del Libano nel nord di Israele”. Queste sono le parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu riportate in un comunicato diffuso dal suo ufficio politico.

Allo stesso tempo Ori Gordin, maggiore generale di Israele e capo del comando settentrionale delle forze di difesa, ha richiesto di lanciare un’incursione su larga scala in Libano per poter creare una zona cuscinetto. Secondo Gordin infatti l’unico modo per poter mettere fine agli attacchi contro Israele è far arretrare le milizie degli Hezbollah permettendo inoltre agli sfollati di fare ritorno a casa. Il ministro della Difesa Yoav Gallant però ha affermato di essere contrario a tale ipotesi sostenendo che non sia il momento opportuno per un’avanzata simile.

Il conflitto potrebbe estendersi

Gli scontri nella Striscia di Gaza proseguono e almeno cinque persone hanno perso la vita mentre altre sono rimaste ferite nel corso dei bombardamenti di stanotte, che hanno interessato anche un accampamento di sfollati a Deir el-Balah al centro dell’enclave palestinese come confermerebbero i media locali.

Yair Lapid, leader dell’opposizione che ieri ha avuto un incontro a Washington con il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e con il segretario di Stato americano Antony Blinken (che tornerà in Egitto per cercare nuovamente un accordo di pace ma stavolta non si recherà a Israele), sostiene l’inevitabilità dell’estensione della guerra contro gli Hezbollah a causa del fallimento della diplomazia. Inoltre ha chiesto ad Hamas di impegnarsi nella ripresa dei negoziati.

Guterres denuncia: «A Gaza sofferenza inimmaginabile»

Intervistato dall’agenzia France Presse, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha denunciato il livello “inimmaginabile di sofferenza” nella striscia di Gaza sostenendo che «nulla può giustificare una punizione collettiva» e che «il livello di morte e distruzione raggiunto nella striscia di Gaza non ha alcun paragone con quello che ho visto nel Mondo da quando sono diventato segretario generale nel 2017».

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