Roma, 20 luglio 2024 – La Corte internazionale di Giustizia con sede all’Aja ha ritenuto, con un parere non vincolante, che la politica di insediamento coloniale di Israele che si perpetua dal 1967 con ripetute violazioni della Carta delle Nazioni Unite del diritto internazionale, e lo sfruttamento delle risorse naturali di Gerusalemme e Cisgiordania, sono azioni illegali. A richiedere il parere dell’Aja l’Assemblea generale dell’Onu.
Nel documento si apprende che l’illegalità interessa tutto il territorio palestinese occupato con riferimenti ad “aree in cui è estesa la sovranità israeliana in violazione del diritto internazionale”. Inoltre il territorio occupato è quello abitato dai palestinesi e sul quale proprio loro dovrebbero esercitare il diritto dell’autodeterminazione. Per il tribunale Israele violerebbe l’articolo 49 della Quarta convenzione di Ginevra e “con le violenze perpetrate e l’incapacità di punirle e impedirle, contribuirebbe a creare un ambiente coercitivo contro i palestinesi”
Le reazioni
Se da una parte il presidente palestinese Abū Māzen ha commentato positivamente tale parere dell’Aja affermando che «la sentenza rappresenta una vittoria della giustizia poiché conferma l’illegalità dell’occupazione da parte di Israele, che dovrebbe pertanto porre fine alla sua presenza nei territori palestinesi (l’Autorità nazionale Anp e Hamas avrebbero richiesto l’intervento della Comunità internazionale per obbligare Israele a rispettare il responso dell’Aja, ndr)», Diversa l’opinione del primo ministro Benjamin Netanyahu che, come riportato dai media locali, afferma che il suo popolo non può occupare un territorio che gli appartiene, facendo poi riferimento a Gerusalemme “Capitale eterna” e dichiara che «Nessuna falsa decisione dell’Aja distorcerà questa verità storica, così come la legalità degli insediamenti israeliani in tutti i territori della nostra patria non può essere contestata».
Rallentamenti nella sicurezza
Proseguono intanto le indagini sul drone degli Houthi che ieri ha colpito Tel Aviv causando la morte di una persona e diversi feriti abbattendosi nei pressi dell’ambasciata americana. Come confermato dalle autopsie locali nonostante l’aviazione l’avesse individuato non è riuscito ad abbatterlo a causa di un errore umano che ha causato rallentamenti nell’attivazione dei sistemi di difesa. Secondo le ricostruzioni il drone avrebbe percorso circa 2mila km dallo Yemen (da cui è partito) attraverso Egitto e Sinai fino ad arrivare a Israele sfruttando rotte differenti per confondere i radar dell’Idf.