Spazio, scoperte delle gallerie sulla Luna

Roma, 16 Luglio 2024 – “Sulla Luna sono presenti alcune gallerie simili a grotte che in un futuro prossimo potranno essere utilizzate per la realizzazione di basi per le colonie umane”. Questo è il risultato dello studio guidato da Lorenzo Bruzzone dell’Università di Trento insieme a Riccardo Pozzobon dell’Università di Padova e pubblicato sulla rivista specializzata Nature Astronomy grazie all’analisi dei dati rilevati dal radar Luna Reconnaissance Orbiter (LRO) della Nasa.

 

La ricerca

Allo studio finanziato in parte dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) ha preso parte La Venta Geographic Explorations APS fornendo un contributo fondamentale per l’analisi geologica e la modellazione della cavità identificata, permettendo di scoprire dei veri e propri tunnel di lava molto simili ad alcuni presenti sul nostro Pianeta, come ad esempio alle Hawaii, prodotte dallo scorrimento della lava. Tale risultato conferma le teorie avanzate da oltre 50 anni, come affermato dallo stesso Bruzzone, sull’esistenza di tali formazioni mai, però, effettivamente verificate o dimostrate a causa delle difficoltà di individuazione di questi fenomeni.

«A distanza di tanti anni abbiamo analizzato queste immagini con complesse tecnologie di elaborazione dei segnali sviluppate recentemente nel nostro laboratorio e abbiamo scoperto che una parte delle riflessioni radar provenienti da un’area del cosiddetto Mare Tranquillitatis Pit può essere attribuita a un condotto sotterraneo. Questa scoperta fornisce la prima prova diretta di un tunnel roccioso accessibile sotto la superficie della Luna» spiega Bruzzone.

Future missioni sulla Luna

Tale scoperta apre a nuove strade per le future missioni sulla Luna soprattutto in materia di ricerca di siti per allunaggi essendo l’ambiente lunare piuttosto ostile. Mentre sul lato conosciuto della Luna (quello esposto al Sole) la temperatura può arrivare a 127ºC su quello nascosto si arriva a -173ºC per non parlare poi delle radiazioni cosmiche e solari nettamente superiori a quelle che giungono sulla Terra. I tunnel quindi potrebbero rispondere alle esigenze di esplorazione trattandosi molto probabilmente “di condotti svuotati” come afferma Leonardo Carrer ricercatore dell’Università di Trento e primo autore dello studio.

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