Roma, 5 luglio 2024 – Prosegue la battaglia commerciale tra la Commissione Ue e la Cina in merito all’importazione di auto (soprattutto elettriche) prodotte da Pechino e oggi scattano ufficialmente i dazi (seppur con un ritocco a ribasso) annunciati lo scorso 12 giugno da Bruxelles (e che hanno diviso l’Europa per posizioni contrarie e favorevoli) che si andranno ad aggiungere al tributo già dovuto all’Ue dai marchi automobilistici cinesi del 10%.
I dazi provvisori
Questi dazi tuttavia dovrebbero rappresentare una misura provvisoria adottata dalla Commissione europea che variano a seconda del livello di collaborazione che le case automobilistiche cinesi hanno dimostrato a Bruxelles in merito a un’indagine avviata lo scorso autunno e voluta dalla presidente Ursula von der Leyen sullo squilibrio del segmento automotive provocato dai cospicui contributi statali che le aziende cinesi ricevono dal proprio Governo e che in molti hanno definito “ingiuste poiché causano una minaccia di pregiudizio economico ai produttori europei di veicoli elettrici”.
Colpite dai dazi in particolar modo le aziende Byd il cui extra sarà del 17,4%, Geely del 19,9% e poi la Saic, nota in Italia per il marchio MG il cui extra rappresenta la percentuale più alta applicabile: 37,6% (come per quelle che non hanno collaborato). Alle aziende che invece lo hanno fatto l’imposta di ingresso extra è del 20,8%.
Conferme entro fine ottobre
Qualora i 27 Paesi membri dovessero dare il via libera definitivo ai dazi, questo avranno una durata quinquennale, cosa che sia la Cina che Bruxelles però auspicano non si verifichi. Numerose infatti negli ultimi periodi le consultazioni tra il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e Wang Vento ministro del Commercio di Pechino.
Urso: «Noi siamo per un mercato libero ma equo»
«I dazi sono solamente uno strumento, ma la soluzione è una cosa differente». Questo è il commento del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso da Pechino per una missione con il fine di consolidare le partnership con le industrie locali e creare sinergie tra Italia e Cina. «Noi siamo ovviamente per un mercato libero ma equo e ci auguriamo che in questo caso si possa trovare una soluzione negoziale» conclude ribadendo la posizione italiana.