Progetto Natick: conclusi i test di Microsoft

 

Edimburgo, 24 Giugno 2024 – Sono giunti a conclusione i test condotti da Microsoft in collaborazione con la francese Naval Group (uno dei maggiori costruttori navali nel settore della difesa) inerenti il progetto di ricerca Natick sull’efficienza dei data center sottomarini, condotto al largo delle coste scozzesi, nelle Isole del Nord.

«Un progetto importante» commenta il responsabile della Cloud Operations + Innovation (CO+I) di Microsoft Noelle Walsh che pone in evidenza i risultati e le conferme ottenute in merito ai test condotti con Natick che hanno permesso a Microsoft di ampliare le proprie conoscenze nel campo delle operazioni sotto il livello del mare e sugli impatti sui server. Nozioni che saranno applicate in altri futuri casi nonostante la società non ha intenzione di realizzare altri data center sottomarini «in nessuna parte del Mondo» specificando però che Niatick continuerà ad essere utilizzato come piattaforma per la ricerca “soprattutto in materia di sostenibilità e affidabilità con uno sguardo particolare all’immersione in liquidi”.

L’obiettivo

Scopo del progetto Natick è quello di ricercare delle soluzioni per aggirare e contenere i problemi derivati dal costo di mantenimento dei data center terrestri e dalla loro costruzione: contrariamente ai quasi due anni necessari per la realizzazione di un data center sulla Terra ferma, infatti, quelli marini richiederebbero pochi mesi di lavoro oltre ai costi ridotti per raffreddarli. Inoltre, un impianto inabissato porterebbe maggiori vantaggi anche alle popolazioni costiere dove è più complesso realizzarli. Parlando, poi, dell’alimentazione, come affermato da Sean James, direttore del dipartimento di ricerca sull’energia di Microsoft, costerebbero meno grazie alle energie rinnovabili come lo stesso movimento delle correnti marine (energia mareomotrice) o quella eolica.

Le fasi

Natick ha visto la luce nel 2013 quando nel corso della ThinkWeek James presentò un progetto di un data center marino alimentato sfruttando le correnti. Così nel 2015 venne realizzato il primo prototipo denominato Leona Philpot che dimostrò la fattibilità e i costi contenuti dell’esperimento. L’anno dopo prende vita grazie alla collaborazione tra Microsoft e l’esperta Naval Group. All’interno della capsula, progettata per essere riciclata e simile a un sottomarino per resistere alle pressioni atmosferiche, sono inseriti 855  server (se ne romperanno solo 6) inabissati a una profondità di 117 piedi al largo della Scozia.

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