Guerra a Gaza, più di 50 morti in ultimi raid di Israele

Roma, 23 Giugno 2024 – 10 palestinesi uccisi in raid israeliani su una casa nel quartiere di Sabra a Gaza e su un’altra a nord del campo profughi di Nuseirat, sempre nel centro della Striscia. Questo il bilancio, al momento, delle vittime secondo l’agenzia Wafa, che cita fonti a Gaza.

 

Secondo fonti palestinesi sono almeno 42 morti e molti feriti il bilancio di un raid dell’esercito israeliano sul campo profughi di Shati e nel sobborgo di Tuffah. Secondo lo Stato ebraico, l’obiettivo dei raid era il capo del dipartimento operativo di Hamas, Raad Saad. La Croce Rossa denuncia che, in un altro attacco nel Sud del Paese, è stata danneggiata la sede dell’organizzazione internazionale e 25 persone sono state uccise.

Israele nega responsabilità.

Usa – Israele

Alla luce di quanto sentito negli ultimi giorni, Benyamin Netanyahu spera che l’invio di armi da parte degli Usa «sia risolto nel prossimo futuro. Ma vorrei sottolineare, e l’ho detto anche ai nostri amici americani che abbiamo un mezzo e questo ha sempre fatto pendere l’ago della bilancia: il coraggio e la determinazione dei nostri combattenti, e con quest’arma vinceremo». Il primo ministro ha quindi ribadito che nella polemica con gli Usa – innescata dal suo video di critica all’amministrazione Biden – di essere «pronto a subire attacchi personali per il bene della sicurezza di Israele Non rinuncerò ai mezzi di cui hanno bisogno i nostri combattenti».

Secondo Politico, la Casa Bianca è preoccupata per il discorso che Netanyahu terrà a una sessione congiunta del Congresso americano, ritenendo che il primo ministro israeliano potrebbe utilizzarlo per criticare il presidente Joe Biden per non aver sostenuto abbastanza la ritorsione contro Hamas a Gaza. Il discorso, previsto per il mese prossimo, potrebbe creare uno spettacolo diplomaticamente complicato e politicamente rischioso per un presidente in corsa per la rielezione. I timori sono cresciuti negli ultimi giorni quando Netanyahu ha rilasciato una serie di dichiarazioni pubbliche – inclusa una in un discorso video in inglese – accusando l’amministrazione di trattenere più aiuti militari di quanto pubblicamente divulgato.

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