Premierato, al Senato la decisione finale

 

Roma, 18 Giugno 2024 – Dopo settimane di dibattiti e alterchi sfociati in siparietti il decreto sul premierato, presentato dalla senatrice Elisabetta Casellati (ddl Casellati), torna oggi pomeriggio nell’aula del Senato per le discussioni e votazioni finali prima di giungere all’esame della Camera. Il disegno di legge costituzionale prevede il passaggio al modello di Governo del premierato consistente nell’elezione diretta del presidente del Consiglio.

Contestualmente oggi riprendono i lavori sul ddl Calderoli in merito all’autonomia differenziata, sul cui destino al momento c’è incertezza soprattutto per il voto decisivo.

Approvato l’articolo 5

La settimana scorsa il Senato aveva già approvato alcune delle norme collegate alla riforma sul premierato tra cui l’articolo 5 che regola la nomina del presidente del Consiglio “eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi” e che stabilisce che le elezioni delle Camere si svolgano contestualmente a quelle per la nomina del premier “assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività e di tutela delle minoranze linguistiche”.

Tra le altre norme introdotte dalla riforma l’abolizione dei senatori a vita (restano quelli in carica), e nuove norme in merito ai poteri sullo scioglimento delle Camere, compreso nel semestre bianco. Resta però da sciogliere il nodo sul voto degli italiani all’estero.

Maggioranza e opposizione pronti a dar battaglia

Mentre la maggioranza vira dritto cercando di arrivare all’ok definitivo, «festeggerò il via libera al decreto e il mio compleanno» si augura Alberto Balboni (FdI) e relatore del testo, Italia Viva valuta il voto negativo o addirittura l’astensione. Voterà il no anche Azione che insieme al partito di Matteo Renzi non dovrebbe prendere parte alla manifestazione prevista per la fine della discussione al Senato in piazza Santi Apostoli per protestare contro il premierato e l’autonomia differenziata, considerati dai partiti di opposizione delle riforme che si fanno gioco della democrazia. Incertezza sulla presenza in aula del Movimento 5 stelle sulla quale peserà la decisione del leader Giuseppe Conte al termine della riunione dei gruppi.

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