In Italia affitti in crescita del 6%

 

Bologna, 20 Maggio 2024 – Per la maggior parte delle famiglie italiane il problema della casa è il più grande scoglio da sormontare e in un mercato in continua mutazione la domanda per gli affitti cresce del 6% sottraendo un importante bacino al settore delle vendite. É quanto emerge dallo studio condotto dall’Osservatorio affitti nel corso del report incentrato su Bologna presentato insieme a Crif e Nomisma, (aziende impegnate anche in servizi di consulenza), in collaborazione con Confabitare.

L’analisi ha anche evidenziato come Bologna si conferma una delle grandi Città in cui gli affitti sono i più alti, con un aumento dell’8,9%, ma nonostante ciò è caratterizzato da una puntualità dei pagamenti e una disponibilità di case in locazione non comune alle altre Città italiane. L’altalena tra domanda e offerta crea frizioni che di conseguenza aumentano i prezzi e frenano la disponibilità di immobili.

Il report

Stando allo studio, si ipotizza che il mercato immobiliare sarà trainato per tutto l’anno in misura predominante dagli affitti nonostante sia contestualmente prevista una discesa dei tassi di interesse con una stabilità dei canoni di locazione.

Elena Molignoni, responsabile immobiliare dell’Osservatorio Nomisma, spiega che le domande potenziali di affitto sono incrementate del 6% «nel 2023 erano 712.000 a livello nazionale, contro le 671.000 domande di nuovi affitti del 2022. Un dato che conferma il trend visto negli ultimi anni» evidenziando che prima della pandemia da Coronavirus le domande annue erano oltre 500.000.

Potere d’acquisto delle famiglie

A contribuire in modo determinante sull’impennata degli affitti è, tra le altre cose, il potere di acquisto delle famiglie italiane in combinazione con l’aumento dei tassi per i mutui che, come spiega Molignoni, non agevola l’accesso al mercato d’acquisto. Allo stesso tempo però emerge che in ogni caso oggi la maggior parte degli intervistati preferisce guardare gli affitti piuttosto che gli immobili in vendita, non solo per questioni economiche ma anche per esigenze lavorative. Il 42% dei locatari preferisce tale formula per mancanza di risorse economiche adeguate, (in particolar modo famiglie monogenitoriali o a basso reddito), mentre il 25% ritiene sia una soluzione temporanee. I locatori invece sono spinti dalla rendita in più.

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