Washington, 26 Marzo 2024 – Un traguardo importante quello raggiunto dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha finalmente approvato, con 14 voti a favore, una risoluzione per richiedere il cessate il fuoco su Gaza in vista del Ramadan, ma che porti a una fine delle ostilità, a garanzie di accesso per gli aiuti umanitari e al rilascio senza condizioni di tutti gli ostaggi, come sottolineato dal documento.
Si astengono gli Usa
La risoluzione approvata dall’Onu ha visto però l’astensione da parte degli Usa che sembrano rivedere la propria posizione (in precedenza hanno sempre posto il veto alle risoluzioni Onu sostenendo il diritto di Israele a difendersi), avanzando numerose critiche all’operato del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, e al modo in cui Israele sta portando avanti questa guerra contro Hamas. Per l’ambasciatrice Usa all’Onu Linda Thomas–Greenfield però non c’è un vero e proprio cambio di rotta, ma che l’astensione è figlia del disappunto su alcune parti del testo votato, anche se sottolinea che questo sia in linea con gli sforzi diplomatici.
Guterres: «Risoluzione sia attuata»
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si dice soddisfatto del successo tanto atteso in merito alla risoluzione su Gaza, ma sottolinea che adesso la sua attuazione è fondamentale perché altrimenti rappresenterebbe per l’Organizzazione un «fallimento imperdonabile». Intanto, per la prima volta dall’inizio delle ostilità, anche il Regno Unito ha inviato aiuti umanitari sulla Striscia di Gaza come confermato dalla Royal Air Force.
La reazione israeliana
L’approvazione della risoluzione da parte del Consiglio di sicurezza Onu e l’astensione da parte degli Usa hanno suscitato il disappunto di Israele tanto che Netanyahu sottolineando come questa sia l’ennesima porta chiusa in faccia da parte degli americani e ha annullato la visita a Washington dei suoi delegati che avrebbero dovuto discutere dei piani per i rifugiati e conquistare Rafah. «Il mancato veto americano è una chiara retromarcia» afferma il primo ministro. «Israele non ha il diritto morale di fermare i combattimenti mentre degli ostaggi sono ancora in mano ad Hamas. Opereremo contro i terroristi ovunque, inclusi i luoghi dove non siamo ancora stati» afferma Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliana.