Usa: in sciopero Stellantis, Ford e GM

 

 

Milano, 15 Settembre 2023 – In contemporanea con il salone dell’auto di Detroit inizia oggi negli Usa lo sciopero senza precedenti annunciato dai lavoratori di Stellantis, Ford e GM (General Motors) indetto dal sindacato United Auto Workers (UAW) a causa del mancato accordo sui rinnovi di contratto che interessa circa 13.000 lavoratori.

Rallentamenti al sistema produttivo

Gli esperti confermano che senza dubbi lo sciopero avrà delle ripercussioni su tutto il sistema produttivo a causa della forte interdipendenza tra Stellantis, GM e Ford, in particolar modo per quanto riguarda i componenti e le tecnologie. Inoltre dallo United Auto Workers fanno sapere che “è solo l’inizio”, previsto, infatti, l’ampliamento delle proteste per massimizzare la pressione sulle aziende a causa del mancato accordo. Il sindacato chiede, tra le altre cose, aumenti in busta paga del 40% in quattro anni, riduzione della settimana lavorativa e benefit migliori.

Colpiti i modelli di punta

Le proteste dei lavoratori interessano gli stabilimenti dove si producono i modelli di successo dei brand coinvolti. Nel caso di Stellantis ad esempio si parla del complesso di Toledo in Ohio dove la casa realizza il Wrangler e la Jeep Toledo; per GM si tratta dello stabilimento che in Missouri produce il Colorado e il Canyon mentre per Ford si parla dei pickup Ranger e Bronco, prodotti in Michigan.

Come dichiarato da Shawn Fain, sindacalista alla guida della UAW, «abbiamo deciso di adottare una strategia differente, chiediamo di entrare in sciopero ad alcune sezioni sindacali».

Le trattative

A nulla sono valse le trattative tra le case produttrici e il sindacato. UAW ha chiesto un aumento dei salari del 40% in quattro anni, copertura pensionistica per tutti i dipendenti, benefit migliori e compensi maggiori per i nuovi assunti. Mentre dalla Ford rendono noto che l’offerta avanzata dalla stessa era “storicamente generosa”,  Stellantis e GM hanno portato avanti in maniera separata le trattative col sindacato, che ha giudicato le controfferte “un insulto”.

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