Confcommercio: Pil torna ai livelli pre-Covid

 

 

Roma, 7 Giugno 2023 – «Il Pil oggi segna un +2,5% rispetto al quarto trimestre del 2019, nettamente superiore al livelli pre-Covid» é quanto confermato dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli nel corso dell’assemblea annuale, pur avvertendo che per quanto riguarda i consumi, questi «sono rimasti indietro (nella media del 2022) e risultano inferiori rispetto al 2019 di circa 20 miliardi di euro».

I dati di Confcommercio

Il report del Centro studi mostra che per l’anno corrente il Pil è in crescita dell’1,2% mentre i consumi dell’1% con un probabile miglioramento per l’anno 2024 con un Pil che dovrebbe attestarsi intorno al +1,3% e i consumi al +1,1%. Per quanto riguarda l’inflazione, invece, al momento, è ferma al 5,9% ma dovrebbe arrivare entro il 2024 al 2,3%. Per Sangalli il rialzo del Pil è un effetto della «maggiore crescita acquisita» e conferma la fase di rallentamento, «più intensa nel secondo quarto rispetto alla seconda metà del 2023»

Divario Nord-Sud

Il divario tra il Nord e il Sud Italia cresce con uno sbilanciamento del Mezzogiorno triplicato in negativo rispetto al Nord. In testa alle classifiche la Lombardia, con una crescita dell’1.7%  mentre all’ultimo posto troviamo la Sardegna e la Calabria la cui crescita per il 2023 è ferma a zero. Per le analisi dei dati regionali di Confcommercio il Sud è “fermo ai box” e la questione comprende anche i consumi. Al Nord sono cresciuto del +1,2% con una crescita ad area nel Nord-Ovest e Nord-Est al +1,4% mente al Sud si ferma allo 0,4% con una crescita ad area nel Mezzogiorno del + 0,5%. +1,2% per il Centro.

Sangalli: «Inflazione crescente»

Per Sangalli la diretta responsabile della stazionarietà dei consumi è l’inflazione che continua a pesare sulle tasche degli italiani, con risultati negativi sul potere d’acquisto. A risentire maggiormente della crisi infatti è il settore alimentare «colpito da crisi su crisi ma non si arrende» afferma il presidente. Per quanto riguarda il lavoro, il terziario è quello che sta attraversando la peggiore crisi di personale. «Nel turismo e nel commercio» spiega, «mancano, ad esempio, rispetto al 2022, circa 480 mila lavoratori. E per oltre il 40%, vi è un concreto rischio che la domanda non possa essere soddisfatta, soprattutto per la mancanza di competenze».

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