Bruxelles, 24 Aprile 2023 – «Sulle nuove regole fiscali stiamo preparando una proposta legislativa per mercoledì, siamo sulla buona strada», afferma il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis rispondendo a una domanda sul tema a un evento organizzato dal think tank Bruegel a Bruxelles.
Per il commissario Ue, il tema è avere «un bilanciamento: da una parte fornire più flessibilità per gli Stati membri e dall’altra parte preservare trasparenza, un trattamento comune degli Stati membri» con «benchmark numerici. Spero che quando saremo pronti a condividere questa soluzione di bilanciamento la presenteremo».
I capi di gabinetto dei commissari si riuniranno per decidere l’agenda finale della riunione della Commissione, che si terrà mercoledì appunto: per ora l’argomento non è all’ordine del giorno preliminare. Venerdì e sabato a Stoccolma i ministri finanziari europei dovrebbero avere una prima discussione sul testo della proposta.
Di cosa si tratta
Il Patto di stabilità e crescita (Stability and Growth Pact) è un accordo tra i Paesi membri dell’Unione europea. Richiede il rispetto di alcuni parametri di bilancio e ruota attorno a due cardini:
- il deficit pubblico (cioè la differenza tra entrate e uscite, comprese le spese per interessi) non deve superare il 3% del Pil;
- il debito pubblico non deve superare il 60% del Prodotto interno lordo.
La maggior parte dei Paesi membri sono molto lontani da quest’ultimo parametro. Ecco perché il Patto di stabilità prevede, in alternativa, la necessità di dimostrare “un calo a un ritmo soddisfacente”. Significa che “il divario tra il livello del debito di un Paese e il riferimento del 60% deve essere ridotto di un ventesimo all’anno”, calcolato come media di un triennio.
A cosa serve
Come spiega la Commissione europea, le norme del Patto di stabilità e crescita “mirano a evitare che le politiche di bilancio vadano in direzioni potenzialmente problematiche e a correggere disavanzi di bilancio o livelli del debito pubblico eccessivi”. In sostanza, gli squilibri interni e la mancanza di rigore di un singolo Stato non devono mettere a rischio la tenuta sua e dell’Ue.