Roma, 11 Novembre 2022 – Global Carbon Budget 2022, secondo il rapporto presentato durante la Cop27 tutt’ora in corso a Sharm El Sheikh, in Egitto, le emissioni globali di CO2 hanno raggiunto le 40,6 miliardi di tonnellate (GtCO2) nel 2022, dato vicino ai 40,9 GtCO2 del 2019, che è il totale annuale più alto di sempre. Le concentrazioni atmosferiche di CO2 raggiungeranno una media di 417,2 parti per milione nel 2022, oltre il 50% al di sopra dei livelli preindustriali.
Emissioni in crescita
Secondo quanto affermato da Corinne Le Quéré, professoressa della Royal Society presso la School of Environmental dell’UEA Sciences, «se i Governi rispondono ampliando gli investimenti nell’energia pulita e piantando, non tagliando, alberi, le emissioni globali potrebbero iniziare rapidamente a diminuire. Siamo a un punto di svolta e non dobbiamo permettere che gli eventi mondiali ci distraggano dall’urgenza e necessità continua di ridurre le nostre emissioni per stabilizzare il clima globale e ridurre i rischi a cascata». La soglia del riscaldamento globale per gli esperti del team scientifico del Global Carbon Project, che comprende University of Exeter, University of East Anglia (Uea), Cicero e Ludwig-Maximilian-University Munich, potrebbe alzarsi di 1.5°C entro 9 anni.
Bene Cina, male Usa e India
A pesare sulla difficile situazione è soprattutto lo sfruttamento dei combustibili fossili, questi infatti sono i responsabili per circa 36,6 miliardi di tonnellate di gas dispersi nell’atmosfera, l’1% in più rispetto al 2021. Le emissioni sono in calo in Cina dello 0,9%, dato vicino a quello dell’Unione europea (0,8%). Male per gli Stati Uniti e l’India, dove la soglia è in aumento rispettivamente dell’1,5% e 6%. Nel resto del Mondo il dato è dell’1,7%.
Deforestazione
A pesare sul cambiamento climatico grava in particolare modo lo sfruttamento del suolo e la deforestazione. Alcuni Paesi si impegnano attivamente nel contrasto al diboscamento attraverso la rimozione del carbonio con il rimboscamento, contribuendo come nel caso del Brasile, dell’Indonesia e del Congo al 58% delle emissioni globali del cambiamento dell’uso del suolo. Pierre Friedlingstein, professore del Global Systems Institute di Exeter che ha condotto lo studio, ha dichiarato che «Quest’anno assistiamo all’ennesimo aumento delle emissioni globali di CO2 fossile, quando abbiamo bisogno di un rapido declino. Non mancano i segnali positivi, ma i leader che si riuniscono alla Cop27 dovranno intraprendere azioni significative».
Progressi troppo lenti
Il rapporto presentato dal gruppo di ricerca indipendente Climate Action Tracker si è inserito in un contesto, quello della Cop27 di Sharm El Sheikh, molto criticato sia per le politiche sui diritti umani scatenate dalla situazione precaria dell’attivista egiziano Alaa Abdel Fattah, incarcerato dal 2019 senza regolare processo, sia per l’organizzazione del vertice, le cui scelte vanno in contrasto con l’ecosostenibilità.
La denuncia della Global Witness
La Ong inglese Global Witness, insieme ad altre organizzazioni, ha evidenziato come in una conferenza basata sul clima come la Cop27, ci sia una grande presenza di lobby petrolifere, oltre il 25% in più rispetto alla conferenza tenutasi l’anno scorso a Glasgow. Gli Emirati Arabi Uniti segnano il maggior numero di presenze, seguono i russi.
Male per l’Europa
Secondo il Rapporto, i dati negativi ringuardano anche l’Europa che “non ha presentato un obiettivo Ndc rafforzato prima della Cop27, non assumendo la leadership per limitare il riscaldamento a 1,5°C, anche se il piano REPowerEU potrebbe andare oltre l’attuale Ndc, riducendo le emissioni del 2030 fino al 57%”. L’Unione europea sarebbe rea di concentrarsi troppo sulla ricerca di investimenti che sostituiscano il gas russo, piuttosto che dedicarsi allo sfruttamento delle energie rinnovabili.