Roma 27 Settembre 2022 – Missione Dart, il primo test di difesa planetaria, è stato un successo. A 13 milioni di km dalla Terra la sonda ha deviato un asteroide dimostrando la fattibilità di allontanare corpi celesti. Un balzo in avanti che ci porta in una nuova era.
La missione
La sonda Dart, acronimo di Double Asteroide Redirection Test, dopo un intero giorno di navigazione alla cieca, all’1:14 del 27 settembre ha centrato l’asteroide Dimorphos, che con un diametro di circa 170 metri è il più piccolo del sistema binario Didymos – Dimorphos, riuscendo a provocarne una deviazione della traiettoria. L’impatto, avvenuto a una velocità di 24.000 km orari, si è dimostrato un successo anche se i dati sulla deviazione sono in fase di studio e gli scienziati stanno raccogliendo tutti i dati possibili. L’asteroide non rappresentava un pericolo reale per il nostro Pianeta, ma è stato ritenuto un perfetto banco di prova per verificare l’effetto dell’impatto cinetico.
Lo scontro
Il 25 settembre la sonda ha compiuto la sua ultima manovra puntando verso l’obiettivo e inseguendolo grazie a dei sistemi di guida autonoma intelligente. Nasa ed Esa controllavano e gestivano dalla Terra fino a 4 ore dall’impatto. Nella così detta “fase terminale” della missione, Dart non ha più ricevuto comandi e ha viaggiato a guida autonoma fino alla collisione ripresa dalla fotocamera DRACO (Didymos Reconnaissance and Asteroid Camera for Optical Navigation) che ha trasmesso tutto l’evento sul canale YouTube della Nasa in live-streaming.
Come dichiarato dalla dottoressa Elena Adams, Lead Mission Systems Engineer di DART, le probabilità di successo erano tra il 91 e il 99%. «Nei prossimi due mesi avremo più informazioni dal team investigativo sul cambiamento di traiettoria che abbiamo effettivamente provocato, perché questo è il nostro obiettivo numero due. Il primo era colpire l’asteroide, cosa che abbiamo fatto. Ma ora dobbiamo misurare e caratterizzare la quantità di materiale espulso».
Virtual Telescope Project
Grazie al progetto tutto italiano che consiste nella gestione remota di telescopi robotici, gestito dall’astrofisico Gianluca Masi, sono state raccolte le immagini dello schianto, mostrando in anteprima mondiale gli effetti della collisione. Anche il satellite LICIACube (acronimo di Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids) ha ripreso tutto. Si tratta di un microsatellite realizzato in Italia dagli ingegneri di Argotec Torino con il finanziamento e il coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana. Questa tra l’11 e il 12 settembre si è separata dalla sonda Dart per documentare al meglio la missione.
Luke e Leia
Chiamate come i due celebri personaggi di Star Wars le due fotocamere montate sul CubeSat, delle dimensioni di una scatola di scarpe, hanno colto delle immagini estremamente nitide e chiare; Nancy Cabot, coordinatrice della missione ha dichiarato che «la risoluzione delle immagini che abbiamo raccolto è andata oltre le nostre aspettative ed è una grande soddisfazione aver raggiunto appieno il risultato sperato su cui abbiamo lavorato dal 2015». LICIACube continuerà a orbitare intorno all’asteroide per ricavare altre informazioni in merito al cratere lasciato dall’impatto e alla quantità di materiale espulso dallo stesso. L’esperimento costato alla Nasa 300 milioni di dollari ha dimostrato che siamo già in possesso della tecnologia che apre a una nuova stagione di missioni dedicate alla difesa planetaria.