Strasburgo, 11 Maggio 2022 – Durante la conferenza internazionale, sotto la presidenza italiana del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa sarà aperto alla firma il Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica (“Convenzione di Budapest”).
L’obiettivo è rafforzare la cooperazione internazionale e consentire la divulgazione delle prove elettroniche. La conferenza si terrà a Strasburgo il 12 e 13 maggio.
I motivi della proposta
I poteri dei servizi di polizia sono limitati dai confini territoriali. Quindi solo una piccola parte della criminalità informatica denunciata alle autorità di giustizia penale ha procedimenti o decisioni giudiziarie. Ciò accade nonostante la criminalità informatica prolifera ed è sempre più difficile ottenere prove elettroniche che possano essere archiviate in giurisdizioni straniere, multiple, mutevoli o sconosciute.
Il Protocollo addizionale risponde e fornisce a tal fine un insieme di strumenti giuridici, che rientrano nel sistema di tutela dei diritti umani e dello Stato di diritto. Si tratta di cooperazione diretta con i fornitori di servizi e gli uffici di registrazione. Quindi, mezzi efficaci per ottenere informazioni sugli abbonati e dati relativi al traffico. Una cooperazione immediata in caso di emergenza o un’assistenza reciproca per indagini congiunte. Sono comprese anche garanzie in materia di protezione dei dati.
La ministra italiana della Giustizia, Marta Cartabia, e la segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, apriranno la conferenza. Saranno presenti rappresentanti governativi, delle forze dell’ordine, del settore dei servizi internet, della società civile e del mondo universitario.
Convenzione di Budapest
Il 23 novembre 2001, il Consiglio d’Europa ha aperto alla firma la Convenzione sulla criminalità informatica. Ancora oggi è il trattato internazionale più importante per la protezione degli individui e dei loro diritti sull’argomento.
Nel 2003, la Convenzione è stata completata da un protocollo addizionale relativo all’incriminazione di atti di natura razzista e xenofoba commessi per mezzo di sistemi informatici.
Nel 2014, il Consiglio d’Europa ha aperto un Ufficio per il programma sulla criminalità informatica (C-PROC) a Bucarest (Romania). Esso è incaricato di assicurare l’applicazione dei progetti di sviluppo delle capacità in materia di criminalità informatica. Nonché di prove elettroniche in tutte le Regioni del Mondo. Il C–PROC ha sostenuto più di 1.000 attività riguardanti oltre 120 Paesi.
Ad oggi, 66 Paesi hanno ratificato la Convenzione. Due l’hanno firmata e 13 sono stati invitati ad aderirvi (Benin, Brasile, Burkina Faso, Ecuador, Fiji, Guatemala, Messico, Niger, Nigeria, Nuova Zelanda, Trinidad e Tobago, Tunisia e Vanuatu). Più di 140 Paesi cooperano con il Consiglio d’Europa per rafforzare la loro legislazione e i loro mezzi d’azione volti ad affrontare la criminalità informatica.