Roma, 28 Marzo 2021 – Sono 2 i rimorchiatori arrivati nel Canale di Suez in Egitto per partecipare ai lavori per disincagliare il gigantesco portacontainer Ever Given. La nave dal 23 marzo blocca il passaggio in una delle vie d’acqua più importanti al Mondo.
Si tratta dell’italiano Carlo Magno e dell’olandese Guard Alp arrivati stamattina presto, secondo il sito MarineTraffic.com. I rimorchiatori, 14 in torale, ha spiegato la Bernhard Schulte Shipmanagement che gestisce l’Ever Given, spingeranno la nave da 400 metri mentre le draghe continuano ad aspirare la sabbia e il fango incrostato da sotto l’imbarcazione. L’imbarcazione ostruisce il passaggio di 321 navi che, su entrambi gli sbocchi dello stretto artificiale egiziano, sono ancora costrette ad aspettare il loro turno. Il presidente dell’Autorità che gestisce il Canale (Sca), Osama Rabie, ha ammesso che non è ancora possibile indicare una data per la ripresa del traffico.
L’accaduto
Il vento e la tempesta di sabbia, che avrebbero ridotto la visibilità nel Canale, non sono stati i motivi principali dell’incidente, secondo Rabie. Ma non si può comunque escludere che «un errore tecnico e umano possa aver contribuito all’incaglio». Il capo delle autorità ha poi spiegato come, sfortunatamente, il blocco si sia verificato nell’ingresso meridionale del canale più vecchio. «Se l’incidente fosse avvenuto nel nuovo canale, quello nato dai lavori di ampliamento del 2015, sarebbe stato risolto più facilmente». La Ever Given, con i suoi 400 metri di lunghezza (pari a quattro campi da calcio) e 59 di larghezza, aveva già attraversato più volte il passaggio senza difficoltà.
Problemi per le altre navi
Dopo tanti giorni di attesa, inoltre, iniziano ad affiorare i primi problemi anche tra le navi in attesa davanti al Canale. Almeno una ventina sono adibite al trasporto bestiame e il benessere degli animali potrebbe essere messo in crisi dal protrarsi dell’interruzione.
Gerit Weidinger, coordinatrice per l’Europa di Animals International, dichiara al Guardian: «La mia più grande paura è che gli animali finiscano il cibo e l’acqua. E che rimangano bloccati sulle navi perché non possono essere scaricati da qualche altra parte per motivi burocratici. Il rischio è che possano morire di fame, disidratazione, ferite e per l’accumulo di rifiuti che impedisce loro di sdraiarsi». Senza contare che l’equipaggio «non può nemmeno liberarsi dei corpi degli animali morti nel canale di Suez. Potremmo trovarci davanti a una possibile bomba a orologeria a rischio biologico per gli animali, l’equipaggio e qualsiasi altra persona coinvolta».