Tecnologia, aperta virtualmente una lettera sigillata

 

 

Cambridge, 4 Marzo 2021 – La rivista Nature Communications pubblica il risultato di un gruppo internazionale di ricerca guidato dal Massachusetts institute of Technology (Mit) di Cambridge riguardante la tecnologia utilizzata per l’apertura di una lettera.

Portati alla luce i segreti costuditi in un epistola sigillata da 300 anni e ripiegata con una complessa tecnica che doveva renderla inviolabile. Aperta virtualmente e letta senza provocare danni grazie a uno speciale scanner per la microtomografia ai raggi X. Sviluppato per studiare la composizione dei denti.

La tecnica di ripiegamento

L’antico documento oggetto dello studio appartiene alla “collezione Brienne“. La quale è composta da 2.600 lettere mai recapitate, giunte a L’Aia da tutta Europa tra il 1680 e il 1706, e rimaste chiuse all’interno di un baule di proprietà di un lavoratore del servizio postale.

A quell’epoca non era diffuso l’uso delle buste per assicurare che la lettera arrivasse inviolata al destinatario. Infatti si usava una tecnica di ripiegamento del foglio (“letterlocking“) che rappresentava una specie di crittografia fisica.

La lettura

Una vera sfida per gli storici, costretti a sezionare i documenti per riuscire ad aprirli e leggerli. I ricercatori del Mit hanno, così, pensato di sfruttare uno scanner per la microtomografia (simile alla tac ma più potente). La tecnologia era stata sviluppata dei colleghi della Queen Mary University di Londra per studiare i minerali contenuti nei denti.

Applicata a una delle lettere dell’archivio, ha permesso di ricostruire il documento in 3D. Grazie, poi, a una serie di algoritmi è stato possibile separare virtualmente i diversi strati del foglio. E visualizzare le parole scritte sopra, rese intellegibili dai metalli contenuti nell’inchiostro. La lettera è datata 31 luglio 1697. Inviata da un tale Jacques Sennacques al cugino Pierre Le Pers, mercante francese a L’Aia, per chiedere una copia del certificato di morte di un certo Daniel Le Pers.

I ricercatori entusiasti del risultato hanno commentato: “Usare il dispiegamento virtuale per leggere una storia personale che non ha mai visto la luce del giorno, e non ha mai raggiunto il suo destinatario, è davvero straordinario“.

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