Roma, 2 Febbraio 2021 – Nella sala della Lupa, a Montecitorio si riuniscono le forze politiche del Conte-bis per una nuova riunione per il programma.
Per il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, nominato “esploratore” da Mattarella, è l’ultima occasione per capire se ci sono i presupposti per un Conte-ter. Dopodiché salirà, nuovamente, al Quirinale per riferire con il presidente della Repubblica.
La prima giornata
Dopo un’intera giornata i partiti che dovrebbero provare a formare un nuovo governo lasciano molti nodi irrisolti.
Italia Viva insiste su vari argomenti come il reddito di cittadinanza e il Mes. La proposta è di rivederli ma così apre lo scontro con il MoVimento 5 Stelle. Il quale vuole ampliare il primo e non vuole sentire parlare del secondo. Il partito guidato da Matteo Renzi apre poi a un dialogo con le opposizioni: su riforme e Recovery la proposta è quella di dare vita a delle bicamerali, con tanto di presidenza alle minoranze. In più, vorrebbero un documento scritto al termine del tavolo tecnico.
Intanto il segretario del Pd Nicola Zingaretti puntella il titolare del Tesoro Gualtieri, che voci danno in bilico. Secondo i pronostici di Renzi «alla fine di questa settimana avremo il nuovo Governo e dovrà essere composto da persone capaci e meritevoli. Prima, però, va deciso il programma».
Seconda giornata
La seconda e ultima giornata del confronto dei capigruppo alla Camera parte in salita. Da uno dei partecipanti si apprende che si comincia discutendo della giustizia. Tema di scontro altissimo tra Iv e M5s. Non nega le distanze e “il confronto serrato” su tante questioni il capogruppo Pd Andrea Marcucci che però, a differenza di altri, si mostra fiducioso sull’esito della trattativa. «Certamente ci sono posizioni differenziate, sulla giustizia come sul Mes, però un conto è che le posizioni di partenza siano differenziate, un conto è che sia impossibile trovare un accordo. Io sono tra quelli che pensa sia possibile trovare un accordo».
Torna a chiedere di fare in fretta Matteo Salvini che esclude esecutivi di unità nazionale. «Se dovesse saltare la trattativa tra i partiti di maggioranza» – sostiene il leader della Lega – «sarebbe meglio ridare la parola agli italiani».