Gli occupati nel commercio sono diminuiti del 5,8%, con una flessione di circa 191 mila unità nel secondo trimestre rispetto all’anno precedente. Con un calo quasi doppio rispetto a quello osservato per il complesso dell’occupazione (pari al 3,6%). In particolare i lavoratori indipendenti del commercio sono crollati del 9,3% e gli autonomi senza dipendenti del 12,7%.
Situazione commercio col Covid-19
Sono i dati illustrati dal direttore centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche economiche, Gian Paolo Oneto, in un’audizione alla Commissione Attività produttive della Camera, sul rilancio del commercio alla luce della crisi causata dal Covid-19.
Colpiti soprattutto lavoratori 35-49enni
Gli occupati ultracinquantenni, che rappresentano circa un terzo della manodopera del settore, sono calati di appena l’1,6%, a fronte di una diminuzione dell’8,7% per i 35-49enni (che rappresentano il 40,3% dell’occupazione) e di un calo del 6,4% per occupati più giovani (che pesano per il 26,8%).
La conferma dell’Istat
Un calo delle vendite pari al 13,5% per il commercio non alimentare, oltre 190 mila posti a rischio. A confermare il periodo di grande difficoltà attraversato dal mondo del commercio è l’Istat che ieri ha presentato questi nuovi dati nel corso di un’audizione parlamentare.
I dati della Fipe
Dalla Fipe, la federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio, conferme inquietanti sul fronte di bar e ristoranti. Nel corso dell’assemblea annuale cui è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte, la federazione ha parlato di un crollo di fatturato per oltre 10 miliardi nell’ultimo trimestre dell’anno, pari al 40%, mentre la previsione finale per la fine dell’anno è di una flessione di 33 miliardi di euro su 96 complessivi. Il risultato, afferma la Fipe, è che 60mila imprese del settore sono a rischio chiusura con oltre 300mila posti di lavoro in bilico.