La Banca centrale europea vede «rischi eccezionalmente alti» sulle prospettive di ripresa e lancia l’allarme di una spirale di fallimenti per le imprese europee. La risposta arriverà al Consiglio direttivo di dicembre e passerà nuovamente per il programma “Pepp” (Pandemic Emergency Purchase Programme) che ha aiutato particolarmente l’Italia. E sarà in tandem con la politica di bilancio, dove il Commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni apre a un ulteriore slittamento delle regole del Patto di stabilità.
L’intervento della Lagarde
Per lanciare il suo messaggio Christine Lagarde, la presidente della Bce, ha scelto il Forum delle banche centrali, un simposio internazionale come quello della Fed a Jackson Hole. Che in tempi di Covid la Bce tiene sugli schermi anziché come di consueto sulle colline di Sintra, a pochi chilometri da Lisbona. Qui Mario Draghi, oltre un anno fa, aveva preannunciato una nuova espansione monetaria. Lagarde coglie l’occasione anzitutto per chiarire uno scenario economico che, dopo la ripresa estiva, è precipitato con la seconda ondata del Covid.
Ripresa “accidentata”
Avverte che la ripresa sarà “accidentata“, con “stop and go”, legata al ritmo di distribuzione del vaccino. E che l’emergenza numero uno riguarda le imprese, come anticipato ieri da un paper della Bce che fissa ad almeno il 10% in Italia la quota di lavoratori occupati in aziende pronte a chiudere i battenti. Per molte imprese che finora sono rimaste a galla solo grazie ai prestiti, specie nel settore dei servizi – ha avvertito Lagarde – il fallimento potrebbe apparire la scelta più sensata.
Possibile shock
Uno scenario che rischia di avvitarsi con un effetto “moltiplicatore“: l’onda di licenziamenti che ne seguirebbe sarebbe uno shock per i consumi, ripercuotendosi con violenza sulle altre imprese e cancellando per sempre tessuto produttivo. È lo scenario prefigurato dallo stesso Draghi a marzo in un editoriale sul Financial Times: il predecessore di Lagarde esortava a non esitare a fare debito in un’economia in stato di guerra. Bando ai timori di tenere in vita decine di migliaia di imprese “zombie”, avverte Lagarde, tanto più ora che è in vista un vaccino. È invece “vitale” una risposta espansiva, e coordinata, di politica monetaria e di bilancio.
Bce “pronta”
Per la prima, Lagarde ribadisce che, come nella scorsa primavera, la Bce «ci sarà» anche in questa seconda ondata. «Totalmente impegnata a sostegno della popolazione europea». Parole che rafforzano le attese per un maxi-intervento al Consiglio direttivo del 10 dicembre. Sarà di almeno altri 500 miliardi di euro l’incremento degli acquisti di debito. E questo passerà nuovamente attraverso il Pepp, che già ora mette in campo 1.350 miliardi. Pepp e Tltro – i prestiti illimitati alle banche che sono “pagate” per contrarli se poi riprestano alle imprese – «rimarranno probabilmente gli strumenti principali», dichiara la Lagarde.
Risposta di Francoforte ai rumors
Una risposta alle indiscrezioni, circolate nelle scorse settimane, secondo cui il Consiglio potrebbe scartare il Pepp a favore del più rigido programma App. La flessibilità del Pepp, secondo alcuni governatori più ortodossi, ha compresso talmente i tassi d’interesse dei debiti nazionali che rischia di disincentivare dall’utilizzo dei prestiti del Recovery fund. Questa spinta monetaria – dice Lagarde – dovrà durare “tutto il tempo necessario”. È, di fatto, un invito a fare debito pur di sostenere le economie. E arriva in tandem con l’espansione di bilancio del Recovery fund targato Ue in arrivo la prossima primavera. E con le politiche nazionali dello stesso segno, a partire dall’Italia, dove Bloomberg stima che il Governo debba stanziare da qui a marzo fra i 6 e i 10 miliardi al mese a seconda del tipo di misure di contenimento del Covid.
Le parole di Gentiloni
La Ue non si limiterà ai 1.800 miliardi di spinta economica del suo pacchetto di aiuti, ma eviterà di riapplicare troppo precipitosamente le regole del Patto di stabilità, come fa capire Gentiloni. «L’idea di una ripresa a V è un’illusione e non ci ho mai creduto», spiega il commissario in un’intervista al Financial Times. La clausola di salvaguardia che consente di disapplicare il Patto «resterà in vigore per tutto il 2021 ma non significa che da gennaio 2022 sarà interrotta». E l’economia di guerra immaginata da Draghi. Lascerà sul campo debiti molto elevati, ma l’alternativa – “una distruzione di capacità produttiva e dunque di capacità di bilancio” – appare ancora peggiore.